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Carnevale: perché i bambini amano i travestimenti?
Sta arrivando il Carnevale…. la seconda festa preferita dai bambini (ovviamente al primo posto troviamo il Natale per merito della quantità di nuovi giochi che ricevono).
Travestirsi è certamente uno dei giochi preferiti dai bambini, ma non è da sottovalutare la componente psicologica che ne è alla base.
Innanzitutto diventare un personaggio diverso permette di sviluppare nuovi aspetti della personalità, conoscendo e sperimentando altre caratteristiche del proprio “io” e ad agire attraverso di esse. Indossare un abitino da Spiderman o da Zorro può, quindi, aiutare un bambino solitamente timido ed insicuro ad acquisire fiducia in sé stesso e nelle sue capacità.
Quando il bambino è piccolo, spesso non ha preferenze particolari riguardo il personaggio o l’animale che potrà “interpretare”, a volte in questa fase può anche non amare il travestimento e soprattutto il trucco, poiché non riconoscere il proprio volto può far nascere paure ed insicurezze. In questo caso è importante non forzare il bimbo, abbiamo tanti anni davanti per poterci sbizzarrire in cui egli stesso non vedrà l’ora di indossare maschere e abiti colorati!
E’ intorno ai tre anni che il bambino diventerà più partecipe nella scelta del costume attendendo il Carnevale con ansia e trepidazione.
La scelta del costume, e volendo anche la creazione, favorisce lo sviluppo della fantasia e l’immaginazione nel bambino. Il Carnevale, infatti, può diventare un’ottima occasione per trascorrere del tempo insieme al nostro bimbo creando il costume dei suoi sogni su misura, dalla progettazione alla realizzazione.
Non è necessario essere sarte esperte, con qualche scampolo di tessuto, lustrini, carta crespa o altro materiale di recupero, ovviamente accompagnati da tanta immaginazione e creatività, si possono ottenere fantastici risultati. Forse il prodotto finito non avrà rifiniture perfette e magari dopo qualche ora di corse sfrenate potrebbe cominciare a perdere qualche pezzo, ma l’orgoglio del nostro bambino nell’indossare un vestito ideato e realizzato da lui non ha prezzo!
Come abbiamo detto, l’atto del travestimento è molto importante per la crescita emotiva e cognitiva del bambino, quindi perché limitarla ad un breve periodo di tempo?
Creare un angolo dei travestimenti in casa è facilissimo, non sono necessari spazi particolari ed oggetti specifici: con semplici accorgimenti è possibile realizzarlo in tutte le case.
Prendiamo innanzitutto un baule, una cassapanca o semplicemente una scatola di cartone (da colorare insieme al piccolo) e “arrediamolo” liberando la nostra fantasia: sciarpe, maglie (anche se un po’ sgualcite i nostri bimbi non se ne preoccuperanno), scarpe, ma anche grembiuli, guanti o cappelli, saranno il punto di partenza per diventare personaggi sempre diversi.
Infine non dimentichiamoci dello specchio, è indispensabile affiché il piccolo possa ammirare la sua nuova, ma momentanea, identità!
Buon travestimento!
Presentazione progetto “Contadini in erba” – seconda edizione
🌱 Per bambini dai 3 agli 11 anni
🌱 n.8 incontri di 1 ora e mezza il sabato mattina ogni due settimane
🌱 Due turni: 9:00-10:30 e 11:00-12:30
🌱 I bambini avranno la possibilità di scavare, seminare, innaffiare e vedere germogliare il frutto del loro lavoro in un contesto di piccolo gruppo, seguiti da personale qualificato
VI ASPETTIAMO IN ASSOCIAZIONE 😃
Per iscrizioni mandare una mail a info@associazionecado.it il modulo iscrizione e privacy che trovate qui sotto:
Lo scarabocchio
“Il disegno di un bambino è bello anche quando è brutto, perché nel farlo il bambino ha usato energia creatrice.
Crescendo ci si vergogna di creare: si preferisce distruggere, deridere, insultare.
Così si finisce per credere che la creatività sia un dono riservato a pochi eletti: gli artisti.
Invece tutti possiamo creare bellezza. Ce ne siamo solo dimenticati”
Massimo Gramellini
Lo scarabocchio è la prima manifestazione artistica nel bambino, il suo mondo che si traduce in linee. Prendere in mano un pennarello e lasciare un segno, trasformare un cerchio in un pesce con un semplice pastello. Lo scarabocchio è la nascita del segno.
La nascita del segno
Il bambino, già dai primi mesi di vita, osserva la realtà che lo circonda e cerca di intereagire con essa. La sua mano è percepita all’ inizio come esterma, viene poi man mano percepita come parte di sé. Le mani diventano strumento di esplorazione e di comunicazione con il mondo.
Le prime tracce grafiche del bambino sono create con saliva, cibo, acqua e sabbia, per esempio. In questa fase, possiamo osservare nel bambino il piacere di sporcare unito al desiderio di lasciare una traccia. Affinché egli possa essere facilitato nella suo percorso di sviluppo grafico, ha bisogno di sperimentare stimolazioni ambientali favorevoli. I bambini che vivono in ambienti privi di stimoli sono poco motivati, a differenza di quelli che hanno la fortuna di avere intorno a sè situazioni facilitanti, che possono dare vita alla comparsa delle prime tracce in età precoce, anche a sei, otto mesi.
Lo stadio dello scarabocchio
Stadio che va dia dicitotto mesi ai due anni. I primi scarabocchi sono spontanei, in quanto nessuno insegna ai bambini a scarabocchiare. I risultati di queste prime tracce sono molto variabili. Esistono varie teorie le quali concludono che lo scarabocchio registri il movimento del braccio. Gli scarabocchi sono il primo passo di avvicinamento al concetto di linee e forme sulla carta e i bambini possono rappresentare oggetti del loro ambiente. All’inizio i movimenti sono molto grossolani poi diventano sempre più raffinati (questo stadio dello sviluppo artistico corrisponde con l’ultima parte del periodo definito senso motorio nello sviluppo cognitivo e anche con l’inizio di quello preoperativo).
Vari studiosi (Lowenfeld 1947 ) hanno tentato di organizzare gli scarabocchi in questi stadi:
Disordinati (caotici e disorganizzati);
Longitudinali;
Circolari (che richiedono un controllo maggiore);
Significanti (passaggio dalla fase cinestetica al quella simbolica)
Rhoda Kellog (1968) ha compiuto studi approfonditi sull’attività grafica infantile e considera gli scarabocchi immagini importanti per lo sviluppo successivo: ipotizza due tipi di scarabocchi: loop e cerchi (movimenti circolari) e linee parallele. La ricerca condotta dall’autrice si basa sullo studio e l’analisi di circa un milione di disegni e scarabocchi eseguiti da bambini di tutto il mondo, dai due agli otto anni.
Tra i tre e i quattro anni
Dopo i due tre anni i bambini arrivano allo stadio simbolico e cominciano ad attribuire un significato agli scarabocchi e possono inventare storie. Chi lavora con i bambini sa quanta fantasia e immaginazione sono capaci di avere.
Verso i tre o quattro anni oltre agli scarabocchi iniziano a comparire anche forme come i mandala ( forme circolari, disegni o motivi )
Interpretazione degli scarabocchi
Il gesto che accompagna lo scarabocchio può darci informazioni sul bambino. Scarabocchi delicati per temperamenti più dolci o segni che bucano i fogli quando l’energia è troppa. Secondo la Oliverio Ferraris (1973) le linee da sole possono esprimere stati emotivi come la tristezza, depressione, gaiezza, fatica o sicurezza: un tipo di scarabocchio con linee spezzate, intersecate, può manifestare un vissuto di rabbia o collera, mentre un tracciato buono caratterizzato da linee curve,arrotondate può corrispondere a vissuti
di tranquillità e soddisfazione.
Aiutare i bambini a disegnare
Come aiutarli quando sono cosi piccoli attraverso i materiali artistici ?
1) Creando uno spazio per loro nella casa dove possano disegnare con tranquillità (un semplice foglio, che puo essere piccolo oppure formato un metro per un metro sul pavimento, a seconda del bambino e delle sue esigenze);
2) Offrendo matitone o pennarelli di vario tipo con colori vivaci;
3) Valorizzando i loro piccoli prodotti artistici appendendoli. Questo semplice gesto aumenta la loro autostima.
4) Standogli vicino quando disegnano e magari scarabocchiando con loro sullo stesso foglio (se gradiscono);
Gli scarabocchi sono storie: l’inizio, l’anello di una lunga catena, come diceva Arno Stern, di piccole o grandi storie che hanno bisogno di essere ascoltate.
Il Cestino dei Tesori
Il bambino nel gioco è “indipendente”; l’adulto ha un ruolo di regia e deve imparare a rimanere sullo sfondo quando il bambino non ha bisogno del suo intervento.
Elinor Goldschmied
Il “Cestino dei Tesori” ideato dalla pedagogista Elinor Goldschmied (un’autrice che ha profondamente innovato la metodologia di lavoro nelle strutture per l’infanzia) e rivolto al bambino/a dai 6 ai 12 mesi circa, consente di disporre di una serie di oggetti raccolti dall’ambiente domestico, accuratamente selezionati per garantire la sicurezza durante la loro manipolazione. Il materiale è messo all’interno di un cestino con sponde alte (questo per permettere al bambino/a di appoggiarsi stabilmente con il braccio e poter prendere da solo gli oggetti all’interno) ed è di vario tipo, forma e grandezza (la grandezza minima deve darci la certezza di non poter essere ingoiato: indicativamente l’oggetto più piccolo può essere delle dimensioni di una noce o di una castagna). Quest’attività diventa un prezioso stimolo sensoriale (oggetti ruvidi, lisci, morbidi, solidi, in legno, stoffa, metallo, pelo, e così via).
Il “Cestino dei Tesori” nasce proprio dall’attitudine esplorativa dei piccolissimi che in questo modo hanno la possibilità di osservare, scegliere, prendere, tenere in mano, portare alla bocca, succhiare, assaggiare, sbattere, lasciare cadere gli oggetti, decidere se riprenderli o se sceglierne altri, ecc…
Per quanto tempo si è detto ai bambini di non mettere le cose in bocca! Certo lo si è fatto giustificandosi con motivazioni relative alla sicurezza e all’igiene.
E’ importante invece capire come, per un bambino di questa età, il “portare gli oggetti alla bocca” rappresenta il canale principale per comprendere come sono fatte le cose che lo circondano; è una tappa essenziale per la sua crescita.
Gli oggetti contenuti nel cesto devono offrire la massima varietà di stimoli ai cinque sensi:
- al tatto, attraverso la diversa consistenza, forma e peso degli oggetti,
- all’olfatto, attraverso la varietà di odori dei materiali,
- al gusto, quest’ambito è più limitato ma i materiali offrono sapori diversi,
- all’udito, attraverso i diversi rumori offerti dalla manipolazione degli oggetti,
- alla vista, attraverso il colore, la forma, la lunghezza e la lucentezza degli oggetti,
A questo scopo nel cesto sono inseriti:
- oggetti di origine naturale: pigne, conchiglie, castagne, pietre di fiume, spugne naturali, gusci di noce di cocco,
- oggetti di materiali naturali: gomitoli di lana/cotone, sottopentola in paglia, pennelli da barba, spazzolino da denti, pettini in legno, spazzole in setole naturali
- oggetti di legno, sonaglini, mollette da bucato, anelli delle tende, cucchiai, portauova,
- oggetti di metallo, mazzi di chiavi, catenelle, fruste da cucina, pentolini, scatole dei sigari, coperchi dei vasetti di marmellata, piccole grattuge, formine per biscotti, tappo da vasca con catenella,
- oggetti in pelle, tessuto, gomma, pelo: piumino per cipria, pezzi di tubi di gomma, palla da tennis, borsette in pelle con cerniera, pacchettini ben cuciti di tessuto con lavanda, timo, chiodi di garofano, calzascarpe di osso.
Il cestino viene proposto durante un periodo della vita del bambino/a caratterizzato da una forte inquietudine e impazienza. Questo stato d’animo è conseguente al veloce sviluppo psico fisico, alla crescente curiosità verso l’ambiente e alla progressiva conquista di nuove abilità motorie.
I momenti che trascorrono tra pappa, sonno e veglia sono sempre più lunghi. Il bambino ha ora bisogno di occuparsi di attività che gli consentono di fare numerose scoperte.
In quest’epoca il cervello del bambino è in grado di assorbire, attraverso l’esperienza sensoriale, il flusso di stimoli proveniente dall’ambiente esterno. Quando non riesce a soddisfare questa spinta verso l’esplorazione (ad esempio, non può raggiungere gli oggetti desiderati, per impedimento motorio o per divieto degli adulti) manifesta uno stato di agitazione e frustrazione. Allunga le braccia e contemporaneamente muove le dita come per afferrare qualcosa, allarga e tende gli arti, diventa nervoso e ingestibile.
A tal proposito, il Cestino dei Tesori offre al bambino piccolo la possibilità di agire in uno spazio esclusivo con gli oggetti del mondo reale capaci di catturare la sua attenzione e dei quali può fare esperienza attraverso il tatto, la vista, il gusto, l’olfatto, l’udito e il movimento.
Quando si trova seduto accanto al cestino, il bambino/a inizia spontaneamente a giocare: afferra un oggetto, lo osserva, lo tocca, emette dei suoni, porta l’oggetto alla bocca, lo lecca, lo lascia cadere, lo spinge con i piedi, ne sceglie un altro dalla cesta, riprende l’oggetto di prima, lo porge a qualcuno, e così via. Quello che possiamo osservare è che, per tutta la durata della sua attività, appare soddisfatto, concentrato e attivo.
L’adulto che si occupa di lui o di un gruppo di bambini ha, durante il gioco, il compito di garantire la sua presenza premurosa e rassicurante, facendo attenzione a non interferire nell’attività del bambino.
Lo stato d’animo di un bambino costantemente interrotto da incoraggiamenti e/o suggerimenti (come l’esortazione a prendere un oggetto, il verbalizzare continuamente le sue azioni o l’incitamento con i vari “bravo”, “continua”, “bene”, ecc.) è simile a quello che possiamo provare quando siamo occupati in qualcosa che ci interessa particolarmente e qualcuno continua a disturbarci.
Impegnati ad esplorare gli oggetti messi a loro disposizione nel cestino, i bambini cercano di comprendere “cosa sono” quelle cose. Il loro grado di concentrazione e attenzione è davvero sorprendente. Osservando il loro comportamento possiamo intuire quand’è il momento in cui hanno bisogno di condividere con noi l’esperienza, ad esempio se ci guardano, ci offrono un oggetto, ci sorridono o ci vengono incontro.
Una risposta attenta, premurosa e poco invadente, sarà il sostegno emotivo adeguato ad incoraggiare e proseguire nel gioco.
La musica dai 3 ai 6 anni
”Pensano che, essendo piccolo e giovane, da me non possa venire niente di grande”
Wolfgang Amadeus Mozart
Così esordiva uno dei più grandi geni della storia della musica, dotato di raro e precoce talento, che lo portò a scrivere le sue prime composizioni musicali a partire dai 5 anni di età. Ma non è necessario avere un bambino con lo stesso talento innato di Mozart per farlo avvicinare alla musica!
Nella fascia tra i 3 e i 5 anni di età, se vogliamo che il nostro bambino continui o inizi a fare musica, possiamo iscriverlo a un corso propedeutico di gruppo dove, insieme ad altri bambini, potrà scoprire l’“universo musicale” in modo divertente e giocoso ma al tempo stesso formativo ed educativo. Questi corsi, tenuti principalmente da associazioni o scuole musicali esterne alle strutture scolastiche, hanno la finalità di stimolare la curiosità dei bambini verso il mondo esterno, sviluppare le loro capacità musicali (il senso ritmico, l’orecchio melodico e armonico, la familiarizzazione con la notazione musicale) e la loro capacità di esprimere sentimenti ed emozioni con e attraverso la musica.
La musica infatti è un’arte “magica” che produce effetti diversi, anche nei bambini piccoli come loro: la musica è capacità di ascolto, è uno stimolo all’immaginazione, è la strada da percorrere per scoprire, provare ed esprimere emozioni, è capacità di percepire lo spazio intorno a se’ e di sperimentarlo danzando e ballando… oppure di sedersi per imparare a rilassarsi.
L’utilizzo della voce, con cui imparare a cantare, e del corpo, con cui muoversi e ballare, è la prima scoperta che il bambino farà partecipando a un corso di propedeutica musicale; scoprirà che la sua voce e il suo corpo sono gli strumenti musicali che rimarranno con lui per tutta la vita, nella loro evoluzione e con il loro cambiamento nel tempo e nello spazio.
In un secondo momento, questi corsi si propongono solitamente di far conoscere i vari strumenti musicali seguendo un percorso graduale e giocoso, che inizia con la presentazione di uno strumento e l’ascolto del suono che produce, prosegue con l’applicazione del disegno e infine con l’imitazione eseguita dal corpo e dalla voce; danzare leggeri al suono di un flauto o usare strumentini ritmici a imitazione di uno strumento a percussione, permette ai bambini di divertirsi, insegna loro a relazionarsi con gli altri e a esprimere il proprio stato d’animo.
L’obiettivo finale del corso è quello di guidare e indirizzare ciascun bambino alla scelta dello strumento musicale per un eventuale percorso futuro. Se questa scoperta si trasforma in attenzione e interesse verso una dimensione musicale, è allora che il bambino chiederà di iniziare a suonare un vero strumento musicale. E come, noi genitori, possiamo aiutarlo a scegliere lo strumento giusto per lui? … lo scopriremo insieme nel prossimo articolo!
La musica da 0 mesi a 3 anni
“C’è musica in tutto, se sai come trovarla”
Terry Pratchett
Fin dai primi mesi di vita è importante creare un ambiente sonoro stimolante, iniziando con il proprio bambino un percorso per gradi alla scoperta della musica nelle sue varie forme.
Il distinguere la voce della mamma, del papà e dei familiari più vicini, è già una prima forma di riconoscimento musicale, che poi si trasforma nell’imitazione e nella “lallazione” con cui il bambino cerca di comunicare con l’adulto.
L’interesse verso tutto ciò che produce un suono, dal nuovo giochino musicale ricevuto per il compleanno ai suoni dell’ambiente che lo circonda, induce il bambino a distinguere i suoni gradevoli dai rumori; canzoncine, filastrocche e ninna nanne stimolano il bambino all’attenzione e alla riproduzione di suoni piacevoli, mentre i rumori forti come le urla o i rumori domestici possono spaventarlo e farlo piangere.
La crescita del bambino fino al primo anno di età è infatti caratterizzata da forme di riconoscimento musicale differenti: l’ascolto di suoni e il tentativo di imitarli e riprodurli con la sua voce, la scoperta della differenza tra il parlato e il cantato, l’identificazione del corpo come strumento musicale (basti pensare alla famosa canzoncine “Batti batti le manine…”) che porta i bambini a creare nuovi ritmi eseguiti sempre con maggior precisione.
Questa fase di scoperta non prevede il rispetto di regole musicali precise; il bambino deve sperimentare, sbagliare, riprovare per poi trovare il “suo” suono, quello che gli piace di più, lo stesso suono che lo spinge a farlo e rifarlo più volte!
Il bambino deve trovare con la musica un modo per esprimere le sue emozioni, facendone provare altrettanti agli adulti; quanta curiosità si prova nel sentire un bimbo cantare una canzoncina, magari improvvisata e incomprensibile, mentre sta giocando con i suoi giochi?
Quante risate ci facciamo nel vedere i goffi e buffi movimenti che inventa ballando sulla sua canzone preferita? Quanto soddisfazione si prova nel cantare una canzoncina insieme (anche se non del tutto intonata)?
Quando la musica è presente nella vita quotidiana, il bambino impara a cantare così come ha imparato a parlare. E se la passione della musica nasce in famiglia, giocando insieme con la voce e con il ritmo, si arricchisce e si rafforza il legame affettivo.
Quindi… mettete musica in casa, cantate e ballate insieme, create nuove melodie aggiungendo alla voce il battito delle mani e dei piedi, inventate oggetti che possono diventare dei veri strumenti musicali.
Tutto questo per loro è una forma di gioco, ma nello stesso tempo è una fase di crescita importante. E allora, perché non condividerla con loro?
Metodo Montessori: aiutami a fare da solo
“Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore.”
Maria Montessori
Aiutami a fare da solo è il “leitmotiv” della pedagogia Montessoriana e risulta essere anche molto attuale. Questo slogan ha lo scopo di promuovere l’autonomia del bambino, la spinta verso la libertà: naturalmente si tratta di un cammino gravoso che richiede impegno soprattutto da parte dei genitori e di coloro (educatori, insegnanti) che si prendono cura del bambino.
Da genitore è normale chiedersi “come posso favorire l’autonomia del mio bambino?” Ma la risposta non è assolutamente scontata. Il ruolo del genitore, che è la prima persona che entra in contatto con il proprio figlio, è molto complesso poiché, spesso, per eccesso d’amore, tende a sostituirsi al figlio. Invece no! Lasciamo che il bambino esplori, provi riprovi fino a farcela da solo. L’intervento correttivo, laddove non è richiesto, non ha come finalità l’apprendimento.
E’ la curiosità il vero motore dell’apprendimento che permetterà al bambino di esplorare, di conoscere e di muoversi verso l’importante obiettivo: la conquista dell’autonomia.
Ma allora cosa dobbiamo fare noi genitori?
Come genitori, si dovrebbe cominciare eliminando i condizionamenti e fornendo al bambino una presenza di “qualità”, che possa quindi rispondere alle sue richieste, ai suoi dubbi senza mai sostituirsi a lui. E’ la formula magica del “se hai bisogno, sono qui con te”, che suggerisce fiducia ma allo stesso tempo supporto e sostegno per le scelte del bambino.
Dare fiducia ai bambini è un aspetto fondamentale, così come osservare senza intervenire: quando un bambino sta compiendo una qualsiasi azione o gioco, sia esso, ad esempio, la costruzione di un puzzle, non deve essere disturbato perché in quel momento sta esplorando, sta cercando di capire da solo la soluzione. Quello che spetta al genitore è l’osservazione e l’eventuale prontezza ad ascoltare il bambino laddove venga richiesto l’aiuto.
L’unico intervento intenzionale ammesso nel metodo Montessori è la minuziosa organizzazione e predisposizione dell’ambiente educativo, attraverso l’utilizzo di specifici materiali e arredamenti. Tuttavia, a proposito dell’organizzazione ne abbiamo parlato in alcuni articoli precedenti che consigliamo di leggere per saperne di più.
Aiutami a fare da solo è l’esortazione per eccellenza che ogni bambino esprime silenziosamente, affinchè l’educatore e il genitore possano fornire i giusti aiuti, nei tempi opportuni, come risposta alle esigenze del bambino.
Con questo articolo, vorrei quindi rivolgermi a tutti i genitori che, soprattutto alle prime esperienze, hanno un atteggiamento iper-protettivo con i loro figli: l’iperprotettività infonde insicurezza, dipendenza, paura di non farcela… siate invece voi i primi ad avere fiducia, concedetegli quel tempo prezioso per permettergli di imparare a fare da soli.
Vi accorgerete che sarà in grado di vestirsi, qualche volta indossando una maglietta al contrario, vi accorgerete che sarà in grado di mangiare da solo, magari sporcando il seggiolone…infine, quante cose scoprirete solo osservando i vostri piccoli crescere.
Concedetevi il tempo di aiutarli a fare da soli e dateci un parere su che tipo di genitori siete:
genitori che osservano silenziosamente e curiosamente, oppure genitori che intervengono tempestivamente?
Per saperne di più su opere dell’autrice vi consigliamo di visitare il link http://www.operanazionalemontessori.it/montessori/maria-montessori/le-opere
Motricità fine: perché è così importante?
Un nuovo e inquietante fenomeno sta dilagando nell’orizzonte educativo: molti bambini arrivano alla scuola dell’infanzia senza le basilari abilità motorie necessarie per tenere una matita e scrivere. Questa mancanza di destrezza nelle dita e nelle mani può essere attribuita all’incremento dell’utilizzo di tecnologie touch screen e a una riduzione dell’uso di pastelli, tempere, matite, forbici, paste da modellare e altri oggetti della vita quotidiana.
Insieme alle abilità socio-emotive e alla curiosità, la motricità fine è una delle competenze richieste alla scuola dell’infanzia. Se i bambini arrivano a scuola senza avere il controllo dell’uso delle dita per potere impugnare una matita si troveranno in difficoltà in molte altre attività. Questo è un problema enorme in quanto la scuola materna di oggi richiede molto più lavoro di scrittura rispetto a quella di 10 anni fa.
Questa situazione non può risolversi in un giorno. Così come le grandi capacità motorie, la motricità fine si sviluppa in maniera graduale, con molto esercizio.
Lo sviluppo della motricità fine inizia afferrando degli oggetti (le dita della mamma, un sonaglio, un giocattolo), tenendo una bottiglia, raccogliendo del cibo da mangiare, manipolando un cucchiaio, usando le mani per scopi mirati, come ad esempio giocare con le costruzioni o con le paste da modellare, chiudere una cerniera, disegnare e scrivere. Oggi vediamo come lo sviluppo di questa è ostacolata dal fatto che i bambini perdano troppo tempo davanti agli schermi dei dispositivi elettronici.
La tecnologia non sparirà, quindi gli adulti hanno il compito di limitarne l’utilizzo e garantire al bambino un normale esperienza di gioco.
L’American Academy of Pediatrics raccomanda di non far trascorrere tempo davanti allo schermo ai bambini sotto i due anni, e non più di un’ora al giorno per i bambini in età prescolare. I genitori non dovrebbero dare i loro smartphone ai bambini quando questi sono nei loro passeggini o nei loro seggiolini da auto. Non dovrebbero mostrare loro video per bambini per tenerli occupati. Non dovrebbero portare gli iPad nei ristoranti. I bambini in età prescolare non dovrebbero avere la televisione nella loro cameretta.
La pubblicità spesso convince i genitori che i bambini apprendono dalle App o dai giochi bidimensionali. I bambini, tuttavia, vivono in un mondo tridimensionale e hanno bisogno di imparare dall’interazione con oggetti reali o persone. Per esempio, il modo in cui i bambini imparano cosa significa “tre” è quello di avere tre oggetti, mangiare tre acini di uva, costruire con tre mattoncini… i bambini imparano facendo e sperimentando, non osservando in maniera passiva.
I materiali classici per l’infanzia sono testati per allenare la motricità fine, rafforzando tutti i muscoli delle mani.
Gli adulti dovrebbero assicurarsi che i bambini abbiano accesso a questi materiali (sia a casa che a scuola):
- pastelli, pennarelli, gessi, tempere, matite, forbici.
- blocchi, Lego, oggetti da manipolare
- bambole e animali gioco fa vestire e svestire
- paste da modellare, colori a dita, etc.
Ci sono tante attività meravigliose e giocose che gli adulti possono fare con i bambini per aiutare a costruire buone capacità motorie.
Il Gesell Developmental Observation-Revised (GDO-R) si occupa di valutare le competenze motorie dei bambini. Negli ultimi anni gli insegnanti hanno commentato i bassi punteggi dei bambini relativamente allo sviluppo della motricità fine. Alcune insegnanti hanno chiesto di ignorare la valutazione di questa. La risposta è stata negativa! La motricità fine è una componente fondamentale nello sviluppo del bambino ed è essenziale per il successo scolastico.
Ecco una serie di attività da fare in casa per migliorare le abilità di motricità fine! Provate ad inserire queste attività nella routine giornaliera dei bambini:
Progettate in cucina: Fare la pasta fatta in casa rafforza i muscoli delle mani e delle dita. Create serpenti e palline con la pasta! Anche preparare le polpette è un’attività divertente e appetitosa!
Giocate ad emulare un negozio di generi alimentari: Mettete i prodotti in scatola su uno scaffale basso. Consentite al vostro bambino di giocare al negozio di alimentari: togliere e riordinare le scatole, ordinarle per dimensione contenuto. Questo è anche un gioco di abilità matematica!
Mangiate con le bacchette cinesi: Questa è un’attività più avanzata di motricità fine, ma non è impossibile da insegnare. I bambini asiatici la imparano molto presto. Usate le bacchette per raccogliere palle di cotone, cereali tondi o piccoli oggetti.
Piegate i vestiti: Iniziate con strofinacci e asciugamani, prima piegandoli a metà e poi riducendoli ad un quarto.
Giocate con le infilature: Realizzate braccialetti e collane utilizzando la pasta o delle perline. Questa attività aiuterà anche a sviluppare concetti matematici.
Giocate con i vestiti: Utilizzate le zip dei cappotti, abbottonate le giacche, allacciate le scarpe!
Utilizzate le forbici: Iniziate con forbici di sicurezza e con una striscia di carta della lunghezza di 10 cm. Tagliate, tagliate, tagliate per realizzare delle frange. Più avanti, disegnate un percorso sulla carta da ritagliare. Tagliate le immagini dalle riviste per creare dei collage o utilizzate le forbici per tagliare la pasta da modellare.
Colorate e disegnate: Incoraggiate la creatività fornendo una varietà di strumenti artistici. Sperimentate diverse tecniche di disegno e di colore, come ad esempio la puntinatura.
Limitate la tecnologia: Metti via gli oggetti di elettronica. O meglio ancora, create un vostro programma TV inventando una breve storia. Dopo aver disegnato la storia, scena per scena, su un lungo pezzo di carta, arrotolatelo su un tubo di cartone. Create uno schermo tagliando una finestra su una scatola di cartone. Montate il rotolo all’interno della scatola partendo da sinistra. Stendete l’inizio della storia sullo schermo e avvolgetelo su un altro tubo vuoto montato sul lato destro della scatola. Girate il tubo corretto per creare lo scorrimento contribuisce allo sviluppo dell’attività motoria.
L’importanza delle fiabe per i bambini
“I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole” (Betty Hinman)
Chi di noi non è mai rimasto incantato nell’osservare un bambino intento ad ascoltare una fiaba, ammirandone gli occhi sognanti? Ma come possono delle semplici parole trasformare anche il bimbo più simile ad un uragano, in un angioletto capace di rimanere immobile per ore?
Proviamo a scoprire quale potere ha la fiaba sui nostri piccoli, in quanto non è solo uno strumento di intrattenimento, ma permette al bambino di conoscere meglio sé stesso sviluppandone la personalità.
Anche se a volte vorremmo mostrare ai nostri bimbi solo gli aspetti positivi della vita, possiamo notare che questo non avviene nelle fiabe; spesso infatti la storia inizia proprio con un evento tragico, come per esempio la morte di un genitore. In esse è sempre presente il “male” che, secondo la visione psicoanalitica, rappresenta la parte “cattiva” di ognuno di noi. E’ così che il piccolo ascoltatore impara a riconoscere ed accettare tutte le sfaccettature della sua personalità, anche quelle che lo spaventano e che tende a rifiutare. Nella famosa lotta tra bene e male capirà inoltre che la vita è un susseguirsi di difficoltà, ma che con coraggio e ottimismo potrà superarle ed essere “felice e contento”.
L’ascoltatore si immedesima nel protagonista non in base al suo comportamento, ma poiché risulta schietto, simpatico e attraente; nella contrapposizione tra bene e male il bimbo non sceglie come vuole essere, ma sceglie come chi vuole essere.
Come scrive B.Bettelheim “mentre ascolta la fiaba, il bambino riceve delle idee sul modo di mettere in ordine…la sua vita interiore”.
Non dimentichiamoci inoltre che proporre delle letture ai bimbi fin dai primi mesi, sviluppa la loro capacità cognitiva e migliora la padronanza del linguaggio.
Infine, non è importante solo il contenuto ma anche il modo in cui si racconta la fiaba è di assoluta rilevanza. E’ necessario vivere ed interpretare i personaggi: via libera quindi alla recitazione attraverso la modulazione della voce e le espressioni del viso, aiutandosi con facce buffe e grandi movimenti del corpo trasformandosi di volta in volta in un personaggio mostruoso, un re, una regina o un animale parlante.
La lettura della fiaba crea un’atmosfera magica che rimarrà sempre nei ricordi di chi legge e di chi ascolta, rafforzandone il rapporto e la complicità. La vita ai giorni d’oggi è sempre più frenetica, ma abbandonare smartphone, tablet, televisori e internet per dedicare del tempo a questa attività è un atto d’amore nei confronti dei nostri piccoli.