“Se tutti passano ore ed ore incollati a schermi di ogni dimensione,
dobbiamo delimitare un luogo protetto dove osservare le cose più semplici come un albero,
la pioggia, la luce del sole che muta i colori delle cose al passaggio delle nuvole.
Se si tende a vivere in luoghi asettici totalmente artificiali,
bisogna trovare il modo di sporcarsi con i colori, toccare la terra e piantare, anche in un piccolo giardino o persino in un vaso, qualche seme che non sappiamo se nascerà.
Se cresce la fretta di ottenere istantaneamente risposte e risultati, dobbiamo coltivare l’attesa,
che è il lievito necessario di ogni ricerca ed una dimensione che permette la sorpresa.
Se ogni spazio è troppo pieno di oggetti e suoni e continui movimenti di immagini, è importante
fare un po’ di vuoto e di silenzio, per dare respiro all’ascolto delle voci più tenui e sottili.
Se si parla per frasi smozzicate e parole buttate lì alla rinfusa, è importante creare occasioni per discorrere, argomentare e praticare l’arte del dialogo, che si fonda sull’ascolto reciproco e una lenta costruzione della capacità di pensare insieme.
Se tutti corrono, ci vuole un luogo dove poter andare lenti,
dove trovare il tempo necessario per non fare le cose in fretta e con superficialità.
Se andiamo lenti e abbiamo la pazienza di tornare e ritornare più volte alle stesse domande,
aumentano le possibilità che arrivino tutti e, forse,
si creano le occasioni per incontrare davvero profondamente qualcosa.”
F. Lorenzoni