La musica dai 3 ai 6 anni

”Pensano che, essendo piccolo e giovane, da me non possa venire niente di grande”
Wolfgang Amadeus Mozart

Così esordiva uno dei più grandi geni della storia della musica, dotato di raro e precoce talento, che lo portò a scrivere le sue prime composizioni musicali a partire dai 5 anni di età. Ma non è necessario avere un bambino con lo stesso talento innato di Mozart per farlo avvicinare alla musica!

Nella fascia tra i 3 e i 5 anni di età, se vogliamo che il nostro bambino continui o inizi a fare musica, possiamo iscriverlo a un corso propedeutico di gruppo dove, insieme ad altri bambini, potrà scoprire l’“universo musicale” in modo divertente e giocoso ma al tempo stesso formativo ed educativo. Questi corsi, tenuti principalmente da associazioni o scuole musicali esterne alle strutture scolastiche, hanno la finalità di stimolare la curiosità dei bambini verso il mondo esterno, sviluppare le loro capacità musicali (il senso ritmico, l’orecchio melodico e armonico, la familiarizzazione con la notazione musicale) e la loro capacità di esprimere sentimenti ed emozioni con e attraverso la musica.

La musica infatti è un’arte “magica” che produce effetti diversi, anche nei bambini piccoli come loro: la musica è capacità di ascolto, è uno stimolo all’immaginazione, è la strada da percorrere per scoprire, provare ed esprimere emozioni, è capacità di percepire lo spazio intorno a se’ e di sperimentarlo danzando e ballando… oppure di sedersi per imparare a rilassarsi.

L’utilizzo della voce, con cui imparare a cantare, e del corpo, con cui muoversi e ballare, è la prima scoperta che il bambino farà partecipando a un corso di propedeutica musicale; scoprirà che la sua voce e il suo corpo sono gli strumenti musicali che rimarranno con lui per tutta la vita, nella loro evoluzione e con il loro cambiamento nel tempo e nello spazio.

In un secondo momento, questi corsi si propongono solitamente di far conoscere i vari strumenti musicali seguendo un percorso graduale e giocoso, che inizia con la presentazione di uno strumento e l’ascolto del suono che produce, prosegue con l’applicazione del disegno e infine con l’imitazione eseguita dal corpo e dalla voce; danzare leggeri al suono di un flauto o usare strumentini ritmici a imitazione di uno strumento a percussione, permette ai bambini di divertirsi, insegna loro a relazionarsi con gli altri e a esprimere il proprio stato d’animo.

L’obiettivo finale del corso è quello di guidare e indirizzare ciascun bambino alla scelta dello strumento musicale per un eventuale percorso futuro. Se questa scoperta si trasforma in attenzione e interesse verso una dimensione musicale, è allora che il bambino chiederà di iniziare a suonare un vero strumento musicale. E come, noi genitori, possiamo aiutarlo a scegliere lo strumento giusto per lui? … lo scopriremo insieme nel prossimo articolo!

La musica da 0 mesi a 3 anni

C’è musica in tutto, se sai come trovarla”
Terry Pratchett

Fin dai primi mesi di vita è importante creare un ambiente sonoro stimolante, iniziando con il proprio bambino un percorso per gradi alla scoperta della musica nelle sue varie forme.

Il distinguere la voce della mamma, del papà e dei familiari più vicini, è già una prima forma di riconoscimento musicale, che poi si trasforma nell’imitazione e nella “lallazione” con cui il bambino cerca di comunicare con l’adulto.

L’interesse verso tutto ciò che produce un suono, dal nuovo giochino musicale ricevuto per il compleanno ai suoni dell’ambiente che lo circonda, induce il bambino a distinguere i suoni gradevoli dai rumori; canzoncine, filastrocche e ninna nanne stimolano il bambino all’attenzione e alla riproduzione di suoni piacevoli, mentre i rumori forti come le urla o i rumori domestici possono spaventarlo e farlo piangere.

La crescita del bambino fino al primo anno di età è infatti caratterizzata da forme di riconoscimento musicale differenti: l’ascolto di suoni e il tentativo di imitarli e riprodurli con la sua voce, la scoperta della differenza tra il parlato e il cantato,  l’identificazione del corpo come strumento musicale (basti pensare alla famosa canzoncine “Batti batti le manine…”) che porta i bambini a creare nuovi ritmi eseguiti sempre con maggior precisione.

Questa fase di scoperta non prevede il rispetto di regole musicali precise; il bambino deve sperimentare, sbagliare, riprovare per poi trovare il “suo” suono, quello che gli piace di più, lo stesso suono che lo spinge a farlo e rifarlo più volte!

Il bambino deve trovare con la musica un modo per esprimere le sue emozioni, facendone  provare altrettanti agli adulti; quanta curiosità si prova nel sentire un bimbo cantare una canzoncina, magari improvvisata e incomprensibile, mentre sta giocando con i suoi giochi?

Quante risate ci facciamo nel vedere i goffi e buffi movimenti che inventa ballando sulla sua canzone preferita? Quanto soddisfazione si prova nel cantare una canzoncina insieme (anche se non del tutto intonata)?

Quando la musica è presente nella vita quotidiana, il bambino impara a cantare così come ha imparato a parlare. E se la passione della musica nasce in famiglia, giocando insieme con la voce e con il ritmo, si arricchisce e si rafforza il legame affettivo.

Quindi… mettete musica in casa, cantate e ballate insieme, create nuove melodie aggiungendo alla voce il battito delle mani e dei piedi, inventate oggetti che possono diventare dei veri strumenti musicali.

Tutto questo per loro è una forma di gioco, ma nello stesso tempo è una fase di crescita importante. E allora, perché non condividerla con loro?

Metodo Montessori: aiutami a fare da solo

“Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore.”
Maria Montessori

CartanazONM

Aiutami a fare da solo è il “leitmotiv” della pedagogia Montessoriana e risulta essere anche molto attuale. Questo slogan ha lo scopo di promuovere l’autonomia del bambino, la spinta verso la libertà: naturalmente si tratta di un cammino gravoso che richiede impegno soprattutto da parte dei genitori e di coloro (educatori, insegnanti) che si prendono cura del bambino.

 Da genitore è normale chiedersi “come posso favorire l’autonomia del mio bambino?” Ma la risposta non è assolutamente scontata. Il ruolo del genitore, che è la prima persona che entra in contatto con il proprio figlio, è molto complesso poiché, spesso, per eccesso d’amore, tende a sostituirsi al figlio. Invece no! Lasciamo che il bambino esplori, provi riprovi fino a farcela da solo. L’intervento correttivo, laddove non è richiesto, non ha come finalità l’apprendimento.

E’ la curiosità il vero motore dell’apprendimento che permetterà al bambino di esplorare, di conoscere e di muoversi verso l’importante obiettivo: la conquista dell’autonomia.

Ma allora cosa dobbiamo fare noi genitori?

Come genitori, si dovrebbe cominciare eliminando i condizionamenti e fornendo al bambino una presenza di “qualità”, che possa quindi rispondere alle sue richieste, ai suoi dubbi senza mai sostituirsi a lui. E’ la formula magica del “se hai bisogno, sono qui con te”, che suggerisce fiducia ma allo stesso tempo supporto e sostegno per le scelte del bambino.

 Dare fiducia ai bambini è un aspetto fondamentale, così come osservare senza intervenire: quando un bambino sta compiendo una qualsiasi azione o gioco, sia esso, ad esempio, la costruzione di un puzzle, non deve essere disturbato perché in quel momento sta esplorando, sta cercando di capire da solo la soluzione. Quello che spetta al genitore è l’osservazione e l’eventuale prontezza ad ascoltare il bambino laddove venga richiesto l’aiuto.

L’unico intervento intenzionale ammesso nel metodo Montessori è la minuziosa organizzazione e predisposizione dell’ambiente educativo, attraverso l’utilizzo di specifici materiali e arredamenti. Tuttavia, a proposito dell’organizzazione ne abbiamo parlato in alcuni articoli precedenti che consigliamo di leggere per saperne di più.

Aiutami a fare da solo è l’esortazione per eccellenza che ogni bambino esprime silenziosamente, affinchè l’educatore e il genitore possano fornire i giusti aiuti, nei tempi opportuni, come risposta alle esigenze del bambino.

Con questo articolo, vorrei quindi rivolgermi a tutti i genitori che, soprattutto alle prime esperienze, hanno un atteggiamento iper-protettivo con i loro figli: l’iperprotettività infonde insicurezza, dipendenza, paura di non farcela… siate invece voi i primi ad avere fiducia, concedetegli quel tempo prezioso per permettergli di imparare a fare da soli.

Vi accorgerete che sarà in grado di vestirsi, qualche volta indossando una maglietta al contrario, vi accorgerete che sarà in grado di mangiare da solo, magari sporcando il seggiolone…infine, quante cose scoprirete solo osservando i vostri piccoli crescere.

 Concedetevi il tempo di aiutarli a fare da soli e dateci un parere su che tipo di genitori siete:
genitori che osservano silenziosamente e curiosamente, oppure genitori che intervengono tempestivamente?

 

Per saperne di più su opere dell’autrice vi consigliamo di visitare il link http://www.operanazionalemontessori.it/montessori/maria-montessori/le-opere